Caregiver familiari | Rispetto, conoscenza e sostegno al di là dei questionari

Su HuffingtonPost.it

Superando le polemiche di un giorno, va dato un quadro normativo a un fenomeno sociale di grande rilevanza

Caregiver – In questi giorni si è improvvisamente parlato nei media della figura dei caregiver familiari. Lo si è fatto a seguito della scoperta di un questionario somministrato da alcune Asl del Lazio, volto a comprendere il livello di stress di queste persone, che conteneva domande sicuramente sbagliate (e forse del tutto superflue, dovendo i tecnici già essere consapevoli del livello di stress vissuto). Infatti il Caregiver Familiare è chi si occupa e prende cura responsabilmente di un familiare convivente che necessita di un intervento assistenziale permanente, continuativo e globale nella sfera individuale e in quella relazionale e che necessita di sostegni e supporti per la propria autodeterminazione.

Il caregiver familiare deve farsi carico dell’organizzazione delle cure e dell’assistenza, nonché di ogni altro atto, anche amministrativo, che la persona assistita non è più in grado di compiere. Può trovarsi, dunque, in una condizione di sofferenza e di disagio riconducibile ad affaticamento fisico e psicologico, solitudine, consapevolezza di non potersi ammalare per le conseguenze che la sua assenza potrebbe provocare. Una condizione che coinvolge – è utile ribadirlo – soprattutto le donne.

Il sommarsi dei compiti assistenziali a quelli familiari e lavorativi determina spesso frustrazione e possibili problemi economici, soprattutto se non ci si sente capiti e supportati dallo Stato.

Ma la storia del questionario dimostra una volta di più la superficialità non solo di alcuni tecnici, ma di molti politici (e purtroppo di molti media) che si sono buttati a pesce su questo argomento. Tutti a stigmatizzare l’accaduto, anche i colleghi di partito di un importante governatore che pochi mesi fa aveva definito in conferenza stampa i caregiver ”gli autisti dei disabili” (sic.). Anche importanti parlamentari che siedono in parlamento da più legislature ignorando forse che diversi progetti di legge lì giacciono senza essere mai stati presi in considerazione. Probabilmente molti di questi “sdegnati da comunicato stampa” non hanno mai parlato con un caregiver.

L’Italia infatti risulta uno dei pochi paesi in Europa dove non è stata riconosciuta e dove non è, a oggi, tutelata anche da un punto di vista previdenziale la figura del caregiver familiare. E probabilmente quasi nessuno dei polemisti a giornata ha mai letto il preambolo della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, che all lettera x recita: “Convinti che la famiglia, è il naturale e fondamentale nucleo della società e merita la protezione da parte della società e dello Stato, e che le persone con disabilità ed i membri delle loro famiglie dovrebbero ricevere la necessaria protezione ed assistenza per permettere alle famiglie di contribuire al pieno ed eguale godimento dei diritti delle persone con disabilità”.

È importante ricordare che il bisogno rappresentato dal caregiver non riguarda solo una componente marginale o fragile della popolazione, ma è una questione pubblica di protezione sociale, che coinvolge l’intera comunità e deve far riferimento ad un modello di società che riconosce il “prendersi cura” della persona, delle relazioni e dell’ambiente come fondante. Sono i protagonisti della lotta alla “cultura dello scarto” di cui parla Papa Francesco. Sono coloro che resistono alla logica dell’istituzionalizzazione in nome di una presa in carico più personale ed affettiva. Per questo la figura del caregiver familiare dovrebbe essere valorizzata e sostenuta dalle istituzioni pubbliche locali e nazionali.

Per questo motivo ho presentato nel 2020 una Proposta di Legge Regionale sottoscritta dalla collega Sara Battisti. Perché al di la delle polemiche di un giorno, va dato un quadro normativo a un fenomeno sociale di grande rilevanza. Ma ho potuto costatare in prima persona come l’argomento sia ancora misconosciuto e poco sentito.

Così se la polemica sul “questionario della vergogna” servirà a dare rispetto e sostegno ai caregiver familiari, sarà servita a qualcosa. Altrimenti sarà solo l’ennesima sceneggiata di una politica sorda e autoreferenziale. Un ulteriore schiaffo a tanti “eroi del quotidiano”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.