La condanna della violenza non giustifichi nuovo antisemitismo

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Proviamo tutti a lavorare per la pace, la de-escalation militare e quella del linguaggio: perché la vita di tutti valga sempre più di molte reali o presunte ragioni.

Siamo tutti attoniti ed angosciati per quanto sta accadendo in Medio Oriente. L’attacco barbaro del 7 ottobre operato dai terroristi di Hamas contro tutti gli israeliani che hanno incontrato sulla strada del loro raid, ci ha sconvolti. Le immagini di corpi uccisi, straziati, violati, rapiti ed il vanto di quelle azioni violente restano un momento unico della disumanità di questo nostro nuovo secolo. Abbiamo condannato con chiarezza quanto accaduto e ci siamo stretti ad Israele.

A quel giorno tragico sono seguiti altri giorni tragici. Israele ha deciso di difendersi e di combattere il terrorismo di Hamas che ne vorrebbe la distruzione. Quello che chiediamo è che questa difesa di Israele sia fatta nel rispetto del diritto internazionale umanitario. Purtroppo sono già migliaia i morti palestinesi nella striscia di Gaza, moltissimi dei quali minori,  e tante le privazioni di beni essenziali per la vita.

Richiamare al rispetto del diritto internazionale, chiedere un cessate il fuoco umanitario o preoccuparsi per le troppe vittime civili – e i troppi bambini – uccisi in questi giorni nella striscia di Gaza, non sono una retromarcia dinanzi alla solidarietà del 7 ottobre, ma l’angoscia dinanzi a distruzione e morte e la consapevolezza che uno Stato deve rispettare le convenzioni internazionali anche in caso di guerra.

Chiedere un cessate il fuoco umanitario non vuol dire non capire le ragioni di Israele, anzi vuole dire essere amici di Israele.

Chiedere il rispetto del diritto internazionale umanitario vuol dire non rassegnarsi alla morte di troppi innocenti, alla teoria dei “danni collaterali”, o al conteggio di quei bambini tra i “terroristi eliminati”.

Purtroppo però anche in questi giorni (come dinanzi ad altre guerre), dinanzi a morte e distruzione, si è scatenato troppo tifo e disprezzo per “gli altri”. E abbiamo visto tornare manifestazioni di antisemitismo in Europa che non avremmo mai più voluto vedere. 

A Roma sono state imbrattate delle pietre di inciampo; a Parigi sono comparse stelle di David sui muri di case di ebrei; a Vienna è stato profanato un cimitero.
Lo dobbiamo dire con chiarezza e forza: richiamare Israele al rispetto delle norme del diritto internazionale mai e poi mai può e deve giustificare azioni, parole, gesti, antisemiti. Lo diciamo dinanzi ai nostri fratelli ebrei in Italia, che vedono crescere attorno a loro un nuovo antisemitismo.

In un momento tanto delicato per il mondo intero ci vuole un sussulto di responsabilità da parte di tutti: attenzione a non scatenare fantasmi di odio (nessun fantasma!), che una volta liberati non sappiamo cosa potranno provocare. O meglio lo possiamo immaginare, perché il male ha agito spesso e con forza nella storia e le tragiche conseguenze della predicazione dell’odio le abbiamo già viste e subite. Proviamo tutti a lavorare per la pace, la de-escalation militare e quella del linguaggio: perché la vita di tutti valga sempre più di molte reali o presunte ragioni.

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