“Non condivido politicamente e umanamente la scelta della Regione Toscana di affrontare il tema del suicidio medicalmente assistito attraverso una norma regionale. E’ evidente che l’argomento è di competenza nazionale e se si volevano realizzare adeguamenti amministrativi regionali non era necessario ricorrere ad una legge. Mentre stiamo portando avanti una battaglia contro l’autonomia differenziata, non si spiega la scelta di una autonomia regionale sul tema del fine vita.
L’argomento è evidentemente molto delicato e non basta cambiare il titolo della legge richiamando la sentenza della Corte Costituzionale, per celare che si tratti di una norma sul suicidio medicalmente assistito che non è di responsabilità regionale.
Credo che su temi così delicati non servano fughe in avanti, ma una riflessione ampia; così come sono convinto che sia necessaria la vicinanza ai malati e la lotta al dolore sviluppando e implementando le cure palliative e non validare un presunto “diritto alla morte”. I temi della vita – e del fine vita – nella loro complessità, vanno affrontati senza ideologie e scorciatoie, ma con la fatica del confronto e dell’approfondimento nelle sedi giuste”.