Camera Deputati | Intervento su Piano Mattei

Oggi in Aula si è finalmente discusso il tanto atteso Piano strategico per l’Africa: il c.d. Piano Mattei, che nelle sue intenzioni avrebbe la promozione dello sviluppo negli Stati africani, un modello di cooperazione “paritario e non predatorio”, per usare le parole della Presidente del Consiglio, checontempla tra l’altro sia questioni energetiche che migratorie. Un Piano lanciato ripetutamente dalla premier Meloni in occasione di tutte le missioni effettuate all’estero a partire dalle visite in Algeria, Libia, Tunisia ed Etiopia, ma i cui contenuti da allora non sono stati mai chiariti.
E abbiamo capito poi il perché: direttamente dalle parole del Viceministro degli Esteri con delega alla Cooperazione in Commissione Esteri, il quale con estrema sincerità ha affermato pochi giorni fa, il “Piano Mattei non c’è ancora”. Ecco partiamo da questo: il disegno di legge di cui discutiamo oggi non è un piano. Sono pochi articoli con i quali si istituisce una cabina di regia. Quindi parliamo di ciò che questo piano potrebbe essere… Di sicuro c’è che questo Piano avrebbe l’opportunità di essere, forse per la prima volta un Piano con l’Africa ed invece ad una prima lettura, del poco che di questo piano c’è da leggere, sembra ancora una volta, un piano che continua ad avere un’impostazione fortemente unilaterale. Il piano non chiede agli africani quali siano i loro interessi e ciò ci sembra una condizione prioritaria per la sua efficacia. Mettere in primo luogo la sicurezza è certamente giusto ma dovremmo innanzi tutto chiedere agli africani quali siano le sfide alla loro sicurezza prima di imporre le nostre, tutte concentrare sugli aspetti migratori. Noi rischiamo ondate di migrazione non gestita, ma l’africa rischia la tenuta stessa degli
Stati. Se vogliamo che sia paritario deve essere un piano win win tra Africa ed Europa che tenga conto delle diverse percezioni.

Ciò su cui dovrebbe concentrarsi il piano sono i settori labour intensive ciò che permetterebbe l’aumento dell’occupazione in Africa: si tratta dei settori dell’agribusiness, delle costruzioni e della logistica intermedia. Dobbiamo essere coscienti che il continente è cambiato: non più terra di scontro tra influenze esterne, l’Africa vuole contare e dire la sua su tutto. Come italiani ed europei abbiamo dunque un debito di ascolto verso l’Africa alla quale troppo spesso non abbiamo prestato la dovuta attenzione.

Torniamo al testo del decreto di governance del piano che si compone di soli sette articoli relativi alla durata, la struttura ed accenna sommariamente ad alcuni ambiti di intervento senza spiegare in cosa consisterà la missione perseguita dal progetto il cui nome – Piano Mattei – come è noto, deve la sua origine al fondatore dell’Eni Enrico Mattei, Mattei guardava all’Africa con amicizia e speranza. Possiamo dire lo stesso del governo che propone un piano con questo nome? Mi pare che purtroppo per l’attuale maggioranza l’Africa sia al contrario percepita come una minaccia.

Peraltro proprio all’art. 2 del decreto nel definire gli ambiti di intervento si usa la locuzione “sfruttamento sostenibile” … che alle mie orecchie suona come un ossimoro, come un lapsus, come un tradire le premesse del “Piano non predatorio” e poi utilizzare la parola sfruttamento, sarà…

Meloni proprio nella scorsa conferenza stampa ha affermato che “L Italia non può fare da sola il Piano Mattei e che al centro del G7 ci sarà l’Africa”. Si tratta di una consapevolezza nuova che muta gli orientamenti precedenti: con una battuta direi che siamo passati dal blocco navale alla ricerca di cooperazione con l’Europa, cosa che mi pare più saggia. Certo il G7 sarà a giugno prossimo e dunque forse un po’ di tempo per passare dal Parlamento allo scopo di scrivere insieme questo Piano c’era e forse tutta questa urgenza non è tanto giustificata, ma tant’è….
Signora Presidente urgenza comunque non è fretta: ma nella fretta non c’è stato ancora il tempo di delineare con quali Stati africani avviare quella che è stata annunciata come una nuova forma di cooperazione, non si è ancora concordato con i partners africani gli obiettivi del Piano. Tutto questo inizierà ad essere chiarito nel vertice Italia africa del 28 e 29 gennaio e speriamo che da quell’appuntamento possano scaturire indicazioni più precise.

Vorrei tuttavia sottolineare ciò che non è chiaro dal punto di vista del parlamento: ancora non ci avete spiegato come, a livello normativo, questa nuova norma andrà a inserirsi nel contesto della legge 125/2014 sulla Cooperazione internazionale, cioè la legge che disciplina l’ordinaria attività di cooperazione internazionale che affida la regia e la titolarità di programmazione e di attuazione al ministero degli Affari esteri e che coinvolge centinaia di operatori, le oltre mille organizzazioni e Ong che si occupano di progetti di aiuto, scuole, ospedali, interventi di economia primaria,
agricoltura, acqua, produzione locale di alimenti di prima necessità. Questa vitale parte d’Italia aiuta concretamente l’Africa nel suo cammino verso uno sviluppo sostenibile da decenni e vorrebbe essere ascoltata. Di certo c’è che, in questo primo parziale tassello del Piano Mattei, il mondo della cooperazione esce ridimensionato, specie alla luce del fatto che nella prima bozza della Legge di Bilancio era previsto un comma che prevedeva 200 milioni all’anno per interventi di cooperazione allo sviluppo, con priorità nel campo agricolo ed energetico, comma poi scomparso
nella successiva versione. 

In questi 7 articoli di cui è composto il Piano non c’è scritto poi come il «Piano Mattei» possa integrarsi in maniera armonica ed efficace con gli strumenti già esistenti della cooperazione allo sviluppo, che fanno capo non già alla Presidenza del consiglio, bensì al Ministero degli affari esteri. Gli organi preposti per legge, il Consiglio Nazionale per la Cooperazione, il Comitato interministeriale per la Cooperazione, sono fermi da mesi in attesa che dall’alto arrivi il fantomatico piano. Siamo fiduciosi che qualche chiarimento in merito arriverà.

Il decreto prevede l’istituzione di una cabina di regia: anche qui, si rischia di creare una sovrapposizione rispetto alle strutture del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, che per definizione si occupa di cooperazione, anche con Stati africani. E poi, non è forse troppo prevedere la partecipazione di pari rango di altri soggetti alla cabina di regia? Nonostante sia utile la consultazione, ad esempio, delle istituzioni finanziarie pubbliche – Cdp, Sace, Simest – è da ritenersi che la partecipazione di pari rango al processo decisionale potrebbe rappresentare un conflitto d’interessi, dal momento che queste istituzioni hanno relazioni preferenziali con alcuni soggetti economici privati che potrebbero essi stessi essere beneficati dal
piano. Stessa cosa vale per le imprese a partecipazione pubblica, penso ad Eni.

C’è poi un tema specifico relativo alla tutela dei diritti umani… L’Italia ha già stipulato accordi con la Libia e la Tunisia … sebbene queste missioni si propongano il fine di contrastare le partenze irregolari e il traffico di migranti, favorendo le riammissioni e l’integrazione di rifugiati e migranti nei Paesi di transito sicuri è altrettanto noto, come riportano organizzazioni umanitarie internazionali e organi di stampa, che presso questi paesi, nei confronti dei migranti, avvengono sistematiche violazioni dei diritti umani. Costituzione; accordi europei; convenzioni internazionali …

Se davvero l’Italia vuole “guardare all’Africa con occhi africani” come dichiarato dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, sarebbe bene che iniziasse con l’ascoltare le voci di chi vive in quei territori e non solo chiedere loro di trattenere i migranti. Ricordiamoci una delle cose che diceva Mattei : “la soluzione è liberare l’Africa da certi europei” e lavoriamo per evitare di essere noi gli europei di cui l’Africa dovrà liberarsi…

per approfondire leggi anche

Notizie.com | “Piano Mattei, Ciani (Pd) a Notizie.com: “È una scatola vuota: prima andava scritto, poi trovati gli strumenti per applicarlo”;

Insidertrend.it | radio intervista: “POLITICA, cooperazione internazionale. La Camera approva il Piano Mattei: la cabina di regia sarà a Palazzo Chigi”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.