Chiude il Campo Rom istituzionale di Monte Mario! Ideali, conoscenza, lavoro (tanto), discrezione, risultati.
Oggi è stato chiuso il Campo Rom Istituzionale di Monte Mario, il primo ad essere chiuso con un metodo nuovo. Oggi infatti non è avvenuto nessuno “sgombero”, niente camionette della polizia, niente ruspe, nessuna persona incatenata o a vagare per il quartiere senza una meta. Niente fanfare, comitati di quartiere, blocchi stradali, polemiche costruite ad arte. La chiusura di oggi è infatti frutto dello “svuotamento” del campo, effettuato nei mesi attraverso un attento, serio, paziente, lavoro sociale, che ha portato famiglie e singoli abitanti del campo ad approdare ad alternative (diversificate, senza regalie e senza discriminazioni) in tempo utile prima della data concordata di chiusura. Chi mi conosce, sa quanto per me sia importante un tale percorso e un simile risultato. Grazie all’Assessora Barbara Funari e a tutto il suo staff per questo importante risultato. Una città a misura di tutti non è solo un sogno: insieme possiamo costruirla.
Si tratta del primo intervento del Piano Rom, approvato dalla Giunta Comunale a luglio 2023 e finanziato con 12,9 milioni di euro. Oggi il Dipartimento Politiche Sociali ridà l’area al Dipartimento Lavori Pubblici per i lavori nell’area di bonifica e riqualificazione, che verranno finanziati con i fondi del Pnrr. Da alcuni giorni sono partiti i lavori di pulizia all’interno dell’area, dopo che tutte le persone che vivevano lì erano state fatte uscire. Non è stato necessario infatti uno sgombero per i 33 nuclei familiari (147 persone) che vivevano da anni all’interno del campo. “Noi stiamo accompagnando le persone ad uscire dal campo da quando abbiamo preso i fondi – ha spiegato l’Assessora al Sociale, Barbara Funari – Una volta chiuso il campo continuerò a lavorare per loro. I fondi europei, infatti, sono stati stanziati per continuare a seguirli e avviare un progetto di inclusione”
Ma che fine hanno fatto allora queste persone? “Sono state messe a disposizione quattro case popolari ERP/Ater ad altrettanti nuclei familiari e 10 appartamenti presso il Sassat di via della Cerquetta – spiega l’assessora Funari – ci tengo a specificare che tutti avevano i requisiti per l’alloggio popolare. Altri tre nuclei sono stati trasferiti in alloggi privati reperiti dall’ETS Cooperativa Programma lntegra, situati a Marino, Castel Gandolfo e Ariccia e infine sei nuclei ci hanno comunicato di avere una soluzione alternativa al campo. Ad oggi quasi tutti sembrano essersi trasferiti”. I Sassat sono strutture gestite dal Comune per evitare situazioni di emergenza abitativa, dove si può rimanere massimo ventiquattro mesi. Tutti i nuclei erano infatti idonei all’alloggio popolare, ma non erano disponibili al momento abbastanza abitazioni per sistemare tutti.